domenica 3 novembre 2013

L'Olio "Novo" a Palazzo Bandino Toscana!

Piero a cottimo

Quest’anno con l’aiuto di Piero e’ stato tutto piu’ semplice...ci ha dato una mano, anzi una zampa a raccogliere le olive…















L’olio per noi e’ fondamentale, non solo dal punto di vista nutrizionale in quanto sia  gli pseudo vegetariani, Carlo ed io, sia le carnivore , Marta e Stella , ne facciamo un uso smodato ,specialmente quando e’ appena spremuto , ma anche per l’aspetto economico  in quanto molti clienti ce lo prenotano di anno in anno e aspettano per fare il “crostino”.

 Poi c’e’ l’aspetto sociale dell’olio. 
Appena rientrati dal frantoio gli amici e i parenti  che hanno anche un  solo olivo in giardino fanno a gara per scambiarsi la bottiglia e giu’ commenti sul pizzico,l’unto e il sapore di foglia.
E’ come per il cavallo: il mio e’ migliore del tuo. Punto.


Comunque e’ chiaro che l’olio e’ il prodotto della tradizione molto piu’ del vino che ormai le grosse cantine, spesso di proprieta’  esotica ci hanno espropriato facendone un vero oggetto di consumo.

L’olio invece e’ “cosa nostra”, basta andare al frantoio per vedere le persone che controllano che l’olio sia delle proprie olive e che queste  non entrino nemmeno in contatto con quelle del vicino ,quasi potessero  contaminarle.
                     
Al frantoio si discute animatamente sul momento migliore della raccolta e della giusta proporzione tra le varieta’; io ho piu’ correggiole  che rendono meno ma l’olio e’ meglio, no! Non ci capisci niente di agricoltura io ci metto le moraiole e il leccino, bischero!!! Tanto te sei gobbo che ci voi capiì dell’olio , te conosci solo quello del motore Fiat.
                                  
Per assurdo il fatto che il nostro olio non sia un businnes, tanto che il costo della raccolta a mano ne copre tutto il valore e’ un bene, nel senso che nessuno da fuori verra’ a comprare i nostri oliveti se non e’ entrato nella logica della produzione di qualita’ fine a se stessa.
                                    
Cosi’ gli oliveti resteranno a incorniciare la campagna toscana  insieme ai cipressi  e ai lecci, tutte piante forse antieconomiche, ma nostre, toscane dalla vetta alle radici.
Unica istruzione per l’uso: qualcuno pensa ad informare le nuove generazioni sul valore dell’olio e sulla necessita’ di conservare gli oliveti?

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