lunedì 2 gennaio 2012

LE DONNE DI CASA VALERIANI - "La Zia Elvira" (Capitolo 1)


Introduzione di Gabriele Valeriani

Mi rendo conto di ricordare e parlare prevalentemente degli uomini di famiglia, ma sono consapevole del fatto che le nostre famiglie sono state essenzialmente istituzioni matriarcali.


Il vecchio detto che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna e’ riduttivo ,credo  piuttosto che ogni uomo grande o piccolo viva all’ombra di una donna ,sia essa la  nonna, la madre o la compagna e che tra i due si sviluppi una alchimia che condiziona nel bene o nel male la vita del maschietto in questione.


Non so cosa avvenga oggi, e’ difficile infatti trarre conclusioni in una dinamica forsennata come mi appare la nostra attualità.

Sono convinto che un danno enorme alle donne e’ stato provocato dalla fiaba del Principe azzurro, letta la quale le ragazze hanno iniziato a correre dietro ad un sogno mistificando la realtà e autorizzando il maschio a dei comportamenti narcisisti e superficiali, che hanno portato inevitabilmente le donne deluse da quella chimera  alla lotta per la “emancipazione” con le conseguenze della confusione di ruoli che sono oggi sotto gli occhi di tutti (vedi bamboccioni).


 Forse mi sono addentrato in un ginepraio ed è meglio che la faccia finita di  dissertare su cose  tanto delicate attirandomi commenti pesanti dalle interessate, per cui mi limito a riportare il più obbiettivamente possibile le esperienze di cui sono stato spettatore,


Anzi, voglio fare di meglio chiedendo ai miei familiari di fare dei piccoli quadretti per presentare “ le Donne di Casa Valeriani”.


Inizia Antonella, mia cugina, a presentare la sua mamma, la zia Elvira, sorella del mio babbo.


La zia, oggi novantacinquenne, e’ la nostra memoria storica, da Lei attingiamo i ricordi e gli aneddoti  che rendono ancora tra di noi quelli che non ci sono più.




 "Il rombo si avvicinava...correvamo fuori a vedere...l'aereo era già sopra la casa, sulla vigna, sui campi e via...un altro giro basso, basso e poi, in lontananza scompariva oltre i boschi dei Gabbiani...".La mia mamma ricorda tempi lontani, tempi bui, quando la guerra era già cominciata e il suo amato, aviatore, di passaggio dagli aeroporti di Napoli o di Sciacca verso il Nord, sorvolava con spericolate acrobazie Palazzo Bandino.

Si erano conosciuti nel 1938 quando il babbo, ferrarese ed allora in servizio presso l'aeroporto militare di Bologna, era venuto a Chianciano (Fegato sano), per la cura dell'Acqua Santa e poi, in licenza, per assistere alle numerose manifestazioni del Concorso ippico. Proprio lì, sulle gradinate, nel piazzale delle Terme, era avvenuto l'incontro tra l'Elvira dei Valeriani e Sergio Lodi, il Maresciallo, come lo chiamavano i Chiancianesi, che già avevano cominciato a volergli bene. Il clima era quello ancora felice di prima della guerra e nella cittadina termale ogni anno si teneva appunto, con grande entusiasmo, il Concorso ippico, che richiamava turisti e appassionati da ogni parte d'Italia. I componenti della famiglia Valeriani ovviamente, assistevano come spettatori o partecipavano con i loro cavalli....

"La Dora, racconta la mia mamma  ormai novantacinquenne, ma con la memoria viva di una giovanetta, aveva un'intesa  particolare con il nonno Beppe, era velocissima attaccata al calesse e, al suo comando, rizzava le orecchie e non si lasciava superare da nessun altro cavallo della zona, sapendo bene che chi la guidava non lo avrebbe permesso. Soltanto raramente il nonno la cedeva a Enrico, il primogenito. Grande fu il dolore di tutti quando la cavalla più giovane, l'Italia, fu investita da un treno in transito ad un passaggio a livello e il babbo, Enrico, si salvò per miracolo, sbalzato indietro, lontano, dal tremendo urto. Tutto il paese, quasi in religiosa, ossequiosa processione, venne in visita dai Valeriani, a Palazzo Bandino...
La nostra famiglia era amata da tutti; i contadini, mezzadri prima, salariati poi, condividevano spesso con noi gli eventi principali della loro vita e quando venivano a fare la partita a carte con il nonno Beppe, non era cosa insolita che raccontassero le loro vicende personali o chiedessero consigli, così, con semplicità, a chi chiamavano rispettosamente i loro "padroni",Beppe, Rigo, Valerio, ma consideravano anche i loro amici, affezionati e sinceri.

Poi con il tempo, si andò determinando una nuova realtà economica e sociale, ma i rapporti interpersonali tra la famiglia Valeriani e i dipendenti dell'azienda agraria rimasero sempre cordiali e fondati su sentimenti di stima e rispetto. Il legame principale era rappresentato dall'amore per questa terra, esigente di cure, ma anche dolce e generosa, nella quale sentiamo affondare le nostre radici..."

Qui, in questa campagna, sento anche io che scrivo, le mie radici, io, che me ne sono allontanata per vivere in un posto di mare... e mi rivedo felice, bambina, insieme al mio cuginetto Gabriele, sul carro in mezzo ai filari durante la vendemmia o in mezzo all'aia, nell'aria polverosa della trebbiatura...

                                                                                                                                                     Antonella


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